"Due ore, un'ora e mezzo, un'ora, già scendeva il buio. Vedemmo di
lontano i lumi della sospirata nostra città e il loro immobile splendore
riverberante un giallo alone in cielo ci ridiede un fiato di coraggio. La
locomotiva emise un fischio, le ruote strepitarono sul labirinto degli scambi. La
stazione, la curva nera delle tettoie, le lampade, i cartelli, tutto era a
posto come il solito.Ma, orrore!, il direttissimo ancora andava e vidi che la stazione era
deserta, vuote e nude le banchine, non una figura umana per quanto si cercasse.
Il treno si fermava finalmente. Corremmo giù per i marciapiedi, verso l'uscita,
alla caccia di qualche nostro simile. Mi parve di intravedere, nell'angolo a
destra in fondo, un po' in penombra, un ferroviere col suo berrettuccio che si
eclissava da una porta, come terrorizzato. Che cosa era successo? In città non
avremmo più trovato un'anima? Finché la voce di una donna, altissima e violenta
come uno sparo, ci diede un brivido. " Aiuto! Aiuto! " urlava e il
grido si ripercosse sotto le vitree volte con la vacua sonorità dei luoghi per
sempre abbandonati".
Foto: Estambul.